
Mi sto boicottando?
La settimana scora ero in Camera di Commercio, a Treviso, per raccontare la mia esperienza di crowdfunding durante un seminario. I partecipanti mi hanno fatto tantissime domande (la mia preferita è stata: dov’è il tuo negozio? I cookies che hai portato sono buonissimi). Una di queste domande però mi ha un po’ spiazzata, non subito, ma dopo qualche giorno, e mi ha fatto riflettere parecchio. La domanda è stata: “Ci stai dicendo che hai fatto di tutto per boicottarti?”
Come siamo arrivati a questa domanda? Partendo dalle mie risposte alle mie domande precedenti. “Hai fatto molto telefonate per promuovere il tuo crowdfunding?”. Nessuna. Qualche messaggio, ma nessuna telefonata. Nessuna email. “Quanto tempo prima avevi comunicato ai tuoi follower di voler attivare un crowdfunding?”. Uhm. Non ne sono sicura, la pianificazione finora non è stata il mio punto di forza. (Non fate come me!) Da qui la domanda, che poi è diventata una domanda a me stessa. Mi sto boicottando?
Perché non pubblico nel blog regolarmente, per esempio? Ho una lista di buoni motivi e una lista di scuse. Alcuni buoni motivi ho cercato di raccontarli qualche mese fa, quando dicevo che avere un negozio appena aperto è come avere un neonato, semplicemente non si può fare tutto quello che si faceva prima, non allo stesso modo. La lista di scuse invece ve la risparmio, sono davvero molto brava e fantasiosa ma non vi interessa fare terapia di gruppo, giusto? Vi interessa invece scoprire qualche piccolo segreto, quindi inizierò a tenere delle rubriche regolari. Vi devo un post sulla meringa svizzera, una rubrica sui miei libri preferiti di ricette e ho un post in bozza mentale sui colori da almeno due anni. Se non pubblico, siete autorizzati a minacciarmi con dei muffin. Vi devo anche la differenza tra muffin e cupcake.
Il boicottaggio si potrebbe estendere al cupcake shop, ma qui la lista dei buoni motivi vince sulle scuse. Soffro un po’ di sindrome da “commento audio del regista” quindi vi voglio spiegare alcune scelte.
Chiudere presto il pomeriggio e tenere chiuso la domenica
Ho due figli, di cinque e sette anni. Viviamo noi tre, da soli, a 70 km dai nonni, per mia scelta certo, ma pur sempre 70 km. Potrei parlarvi di trasporto scolastico che non fa servizio nelle loro scuole, di diritto al gioco in pigiama un giorno alla settimana, ma non credo sia necessario. Arriverò ad avere un orario di apertura più ampio, ma non oggi, non domani, non quest’anno, non senza aiuti. Quello che posso fare oggi, invece, è rivedere l’orario in vista dell’estate: per questo ho deciso da giugno a tutto agosto di lavorare solo sulle prenotazioni dal lunedì al giovedì, e ti tenere aperto il venerdì, il sabato e la domenica mattina. Non più orario continuato perché d’estate tra le 13 e le 16 non ha molto senso tenere aperto. Ricapitolando: venerdì 10-13 e 16-19, sabato 10-13 e 16-19, domenica 10-13. Gli altri giorni lavoro ma su prenotazione, quindi chiamate o scrivetemi. Da settembre, con qualche aggiustamento, vorrei ricominciare a tenere chiuso la domenica e tenere chiuso anche il lunedì.
Avere pochi cupcakes pronti alla vendita
Ogni volta che mi sono sentita dire che i cupcakes erano pochi sono andata nel panico. Riflettendo a lungo, ho capito che preferisco avere pochi cupcakes, soprattutto durante la settimana, piuttosto che doverli buttare o, peggio, avere un prodotto che non è all’altezza delle vostre aspettative. Non realizzare la mia idea di caffetteria mi ha penalizzata, perché significa lavorare molto sulle prenotazioni più che sui walk in. Ed è più difficile, soprattutto perché mi devo far conoscere. Mi fermo qui perché, di nuovo, non siamo qui per una terapia di gruppo giusto? Però ho capito che la qualità resta il mio obiettivo principale, e se avevo perso il focus e l’ho abbassata cercando di accontentare tutti, mi dispiace e vi chiedo scusa.
Pensare di poter stare in piedi senza vendere ai bar
Entriamo in un terreno minato, altro che terapia di gruppo, forse non basterebbe neanche l’elettroshock. La verità, tutta la verità, è che non so come si fa. Non so come si fa a proporsi, non so come mettere in piedi materialmente delle collaborazioni. Stanno provando a spiegarmelo, ma qualche contatto in più non sarebbe male. Scriverlo qui è come lanciare un messaggio in una bottiglia. Forse questo è l’unico vero caso in cui mi sto davvero boicottando.
Essere senza insegna
Torniamo in qualche modo all’incipit del post, in cui si parlava di crowdfunding. Il crowdfunding è andato bene, l’obiettivo dell’acquisto del forno è stato raggiunto, ma non è andato benissimo. Mea culpa, ho capito di avere sbagliato alcune cose, ne parliamo un’altra volta o al prossimo seminario. Resta il fatto che non ho raggiunto lo stretch goal e non ho raccolto la somma per l’insegna. E sì, è per questo che sono ancora senza. Al momento ogni mio ulteriore investimento personale è da escludere. Non oggi, non domani, ma spero entro l’anno di installare l’insegna, so che è importante.
Mi sto boicottando? No, dai non mi sto boicottando. Ho preso male le misure, ma boicottarmi, o mollare, è fuori questione. Go on, little girl. “Don’t worry we’re gonna find a way”, me l’ha detto Bruce Springsteen.
(La sindrome da “commento audio del regista” è quella cosa che ti viene se guardi tutti i tre dvd de Il Signore degli Anelli, in versione estesa, con il commento audio di Peter Jackson. Cominci perché Netflix non esiste ancora e non hai di meglio da fare, poi prosegui perché capisci che ogni scelta, anche la più criticabile, ha un suo perché. Sono cose che fai quando davvero ami qualcosa. O qualcuno. Quindi grazie di aver letto tutto questo post. Gli occhi a cuoricino in questo momento sono i miei)
Lucia Malanotteno
Hai scommesso su te stessa. Hai fatto degli errori? Certamente, lo sbagliare è ciò che fa l’uomo e la donna tali. Però hai scommesso su di te. Non ti sei boicottata: hai fatto quello che potevi con due braccia. Se ne avessi avuta un’altra avresti fatto di più? Certo, ma dormire con un terzo braccio non deve essere facile! In bocca al lupo Lisa!!